venerdì 29 gennaio 2010

L'Ipad limita le libertà digitali

Due giorni fa è stato presentato il nuovo prodotto di casa Apple: l'Ipad. Tecnicamente si tratta di un tablet e si pone a metà strada tra un netbook e uno smartphone. A differenza dell'Iphone questa volta i commenti dei fanatici Apple non sono tutti entusiastici e anche i giornali tradizionali riportano alcune mancanze dell'Ipad. Non mi soffermerò qui ad elencarle ma potrete trovare qualcosa in questo blog sull'Ipad. Quasi nessuno si sofferma a notare che questo prodotto ha una CPU con tecnologia TPM. In parole povere il processore è in grado di bloccare l'esecuzione di programmi o file che potenzialmente possono essere dannosi. Detto così sembrerebbe anche una bella cosa, non ha caso TPM sta per Trusted Platform Module cioè modulo per piattaforma fidata, in realtà la scelta di cosa fidarsi è ad appannaggio eslusivo dell'Apple. Ciò significa che in qualsiasi momento Steve Jobs può impedirvi l'installazione di un programma o l'esecuzione di un video solo perché l'Apple ritiene che non è sicuro. Se avete acquistato un Ipad non c'è modo di impedire questo blocco da remoto: dovete fidarvi di chi ve l'ha venduto.
Su internet c'è già una petizione contro questa decisione. "Creando un computer in cui ogni applicazione è in totale controllo centralizzato" si legge nell'appello "Apple sta mettendo in pericolo la libertà per aumentare i profitti".

mercoledì 27 gennaio 2010

Tutti contro il Decreto censura internet

In queste ultime ore sono arrivate parecchie notizie di prese di posizione avverse al Decreto Romani che censurerebbe internet in Italia. L'Autority per le comunicazioni attraverso il suo presidente si è espressa nettamente contro il provvedimento perché, tra l'altro, crerebbe "un caso unico nel mondo occidentale a causa dell'articolo 17 che introduce un'apposita autorizzazione per la diffusione continua in diretta e su internet".
Da rumours dell'Unione Europea pare che la commissione aprirà presto una procedura di infrazione contro l'Italia perché "la direttiva europea sul commercio elettronico vieta obblighi di monitoraggio preventivo da parte dei service provider".
Un appello a cancellare la norma è arrivato anche dal PD al Senato attraverso un documento firmato tra l'altro anche dal giurista Stefano Rodotà che ribadische che "La Rete e' un bene comune e un fondamentale diritto costituzionale".
Il coro di voci contro il Decreto arriva dopo le proteste di Google, degli internet provider e soprattutto del popolo della rete.

Pubblicare video televisivi sul web sarà reato

Il Time l'Italia censura internet come in Cina

Video che spiega l'attacco alla rete in corso

Giulietti e Gentiloni contro il Decreto Romani

Nuovo decreto minaccia Youtube

E ora le multe preventive agli automobilisti

Il web continua a protestare contro l'iniqua estenzione dell'equo compenso a qualsiasi dispositivo in grado di memorizzare che in realtà è solamente una tassa alla SIAE.
Sono divertenti alcuni finti fax inviati a Zeuznews il cui destinatario è il ministro Bondi, firmatario della norma contestata.
C'è chi paragonando l'equo compenso ad una multa preventiva chiede per rimpinguare le casse comunali di varare una norma del genere anche agli automobilisti. Anche loro primo o poi qualche infrazione la commettono quindi appare giusto tassarli ogni anno di 25 euro a prescindere di quello che in realtà poi faranno.
Nella finta lettera del direttore della SIAE questo si arrabbia con il ministro colpevole a suo dire di non aver ampliato anche alle calcolatrici e i pallottolieri.
C'è invece chi ringrazia ed è il proprietario di un sito di ecommerce tedesco che benificerà ancora di più degli acquisti online di italiani che non vogliono pagare il balzello SIAE.

martedì 26 gennaio 2010

Dibattito sulla pirateria digitale

Pubblico l'mp3 dell'intervento di Luca Neri, blogger del sito no-copyright, e Luca Vespignani, segretario della Federazione contro la Pirateria Musicale (Fpm), sul tema del donwloading illegale, trasmesso nel corso della trasmisssione di Radiouno Baobab il 25 gennaio scorso.

Scarica l'audio dell'intervento dal sito No-copyright

Il diritto alla copia personale

Uno dei motivi per cui è stato introdotto l'equo compenso è che questo rende possibile la copia personale delle opere lecitamente acquistate. Ciò significa che per la SIAE è giusto che se una persona acquista regolarmente un cd nel negozio deve nuovamente pagare i diritti se vuole salvarlo sul proprio computer o sul lettore mp3. Ma una persona quando compra un CD cosa compra veramente? Il supporto fisico e quello in esso contenuto o anche diritto ad ascoltarlo? Se si tratta del primo allora non vedo perché non si possa copiarlo liberamente, cederlo ad un amico, scambiarlo in rete. Se si tratta invece del secondo caso allora posso ascoltarlo nella maniera che mi pare: al computer, nell'autoradio, nell'ipod. Tra l'altro molto spesso non si tratta nemmeno di una copia ma semplicemente di un trasferimento per utilizzare come meglio si crede quello che si è acquistato.
Quel che è certo è che la copia per uso personale è ammessa però devi comunque pagare nuovamente la SIAE per effettuarla. Quindi ne consegue che quando acquistate un album originale voi comprate il supporto, il diritto di ascoltarlo su CD e la possibilità, a pagamento, di ascoltarlo anche con un altro tipo di supporto.
Senza considerare che sempre più spesso si sta affermando il download digitale legale. Un utente che scarica un mp3 deve quindi pagare sia per acquistarlo che per salvarlo sul proprio computer.

Aderisci al gruppo Facebook Equo compenso alla SIAE? Ok adesso lasciateci scaricare

L'equo compenso colpisce tutti

Quanto ci costa la SIAE


Nuova tassa SIAE su cellulari e computer

Pubblicare video televisivi sul web sarà reato

Ritorniamo a parlare del Decreto Romani e delle conseguenze che questo potrebbe avere per internet. Chiunque pubblica un video su internet o comunque trasmetta in streaming è trattato alla stessa maniera delle testate giornalistiche, quindi ha responsabilità editoriale. Sono esclusi chi non fa un'attività "principalemente economica" ma al tempo stesso "non ha carattere meramente accidentale". Quindi la legge si presta a molte interpretazioni. Potrebbe significare che sono esclusi quegli utenti che pubblicano ogni tanto qualche video. I videoblogger anche amatoriali invece rientrerebbero nella normativa.
Il Decreto Romani rende inoltre responsabili i provider di ciò che transita nei propri server. A controllare le violazioni di copyright sarà l'Autority per le comunicazioni che potrà censurare i siti italiani o filtrare quelli stranieri come succede in Cina, anche se i filtri sono sempre e comunque facilmente aggirabili dagli utenti. A fare un paragone dell'Italia con Cina è stato proprio qualche giorno fa la rivista Time. L'associazione degli internet provider ha già dichiarato che se "dovesse generare la responsabilità sulla totalità dei contenuti immessi in rete per conto degli utenti stessi, finirebbe col cessare la fornitura del servizio".

Il Time l'Italia censura internet come in Cina

Video che spiega l'attacco alla rete in corso

Giulietti e Gentiloni contro il Decreto Romani

Nuovo decreto minaccia Youtube

lunedì 25 gennaio 2010

Barbareschi ruba da internet

Luca Barbarbareschi nella prima puntata del suo show su La7 ha usato delle battute del popolare sito Spinoza.it. Gli internauti se ne sono immediatamente accorti e hanno protestato, ma il conduttore e deputato PDL risponde: "Questi signori non hanno capito nulla: il nostro programma è crossmediale, punta a mettere insieme mezzi diversi". Non manca pure l'ironia aggiungendo "È buffo che Internet possa prendersi il diritto di saccheggiare contenuti qua e là e se invece io porto Internet su un mezzo generalista come la Tv mi si rinfacci il diritto d'autore".
Insomma Barbareschi copia da un sito dove chiunque può inviare le proprie battute e non cita in alcun modo la fonte e gli autori dovrebbero pure ringraziarlo?
Perché il problema è proprio questo. Le battute di Spinoza sono coperte dalla licenza Creative Commons per quanto riguarda internet e non sono riproducibili su altro mezzo. Avrebbe dovuto almeno citare la fonte o chiedere preventivamente il consenso per citarle in trasmissione.
Quando internet "saccheggia", come lui accusa, l'autore dell'opera è sempre riconducibile. Gli utenti di Spinoza non lo fanno per scopo di lucro ma vorrebbero anche che nessuno guadagni con le loro opere come invece fa Barbareschi.

Paghi la SIAE ma rimani un pirata

La SIAE oramai si paga sempre e comunque. Ecco un piccolo esempio di quello che potrebbe essere una giornata di un pirata.
State ascoltando la vostra radio preferita con il vostro lettore mp3 con il quale avete pagato la SIAE attraverso il meccanismo dell'equo compenso(1° pagamento). L'emittente radiofonica non vi fa pagare nulla per ascoltarla ma essa paga la SIAE, che in realtà pagate voi tramite le pubblicità (2° pagamento). Proprio dopo una pubblicità siccome siete vicino ad un supermercato decidete di acquistare un prodotto pubblicizzato. Nello spot in sottofondo c'è una bella canzone, i pubblicitari hanno dovuto pagare i diritti, poi ricadranno sui di voi i costi (3° pagamento). Entrate togliendovi le cuffie e continuate a sentire la musica che il supermercato diffonde. Anche questa musica in filodiffusione non gratis, anche il supermercato deve pagare la SIAE e riprende i soldi dai prodotti che voi acquistare (4° pagamento). Già che siete lì decidete pure di comprare un CD vuoto in cui è incluso l'equo compenso alla SIAE (5° pagamento).
Arrivati a casa scaricate da internet sul vostro computer, dove avete pagato l'equo compenso al momento dell'acquisto (6° pagamento), la canzone che è tutto il giorno che sentite alla radio. Salvate poi la canzone sul CD vergine appena comprato attraverso il masterizzatore con il quale avete pagato l'equo compenso (7° pagamento). Decite anche di salvarlo sul vostro cellulare per impostarla come suoneria. Anche sul cellulare al momento dell'acquisto avete pagato l'equo compenso (8° pagamento).
La sera andate a vedere un bel film a cinema. Anche nel film c'è la vostra canzone preferita e i produttori hanno dovuto pagare i diritti che naturalmente ricadono su di voi attraverso il biglietto del cinema (9° pagamento).
Concludete la serata andando in discoteca. Il 10% degli incassi delle discoteche va alla SIAE, quindi sia l'ingresso (10° pagamento), il guardaroba (11° pagamento) e il cocktail (12° pagamento).
Avete pagato 12 volte la SIAE però siete considerati lo stesso dei pirati che violano il diritto d'autore e privano i cantanti dei proventi delle loro opere.

domenica 24 gennaio 2010

L'equo compenso colpisce tutti

La SIAE dal proprio sito risponde alle accuse mosse da più parti sull'estenzione dell'equo compenso.
La critica maggiore è sicuramente la definizione di tassa mascherata. Chiara la difesa della SIAE che ribatte che non si tratta di alcun modo di una tassa ma solo dell'applicazione del diritto d'autore. Spiega inoltre il motivo per cui l'equo compenso si applica a tutti, anche a quelli che non acquistano supporti informatici per salvarci copie protette dal copyright: "perché il sistema non consente di risalire ad ogni utilizzo delle opere protette dal diritto d’autore". Quindi non potendo scoprire chi viola il diritto d'autore pare giusto far pagare chiunque anche chi non sa cosa significa masterizzare. In pratica è come dire che non conosco il colpevole quindi devono pagare un po' tutti anche chi non c'entra nulla. Perché allora non mettere anche un equo compenso quando si acquista una pistola per risarcire tutte le persone rapinate con esse? Poca importa se la maggior parte delle persone la userà solo per difesa personale. Inoltre l'equo compenso va a colpire anche i computer acquistati dalle aziende dove è praticamente impossibile accede al P2P. Anche qui, facendo il paragone con le pistole, è come se si tassasse pure le armi acquistate dalla polizia o guardie giurate.

Aderisci al gruppo Facebook Equo compenso alla SIAE? Ok adesso lasciateci scaricare

Quanto ci costa la SIAE

Nuova tassa SIAE su cellulari e computer

Equo compenso alla SIAE? Ok adesso lasciateci scaricare

Il ministro Bondi ha varato un decreto che estende il cosidetto equo compenso anche ai cellulari e qualsiasi supporto di memorizzazione digitale.
Ciò significa che per compensare la SIAE dei mancati introiti derivanti dal diritto d'autore ogni utente dovrà pagare una piccola tassa quando acquista un computer o un cellulare. Tutto questo con la sola presunzione che l'utente scaricherà materiale protetto da copyright.
Allora se a questo punto la SIAE è ricompensata adesso vogliamo poter scaricare liberamente ogni cosa e che il P2P non sia più illegale.

E' stato aperto un gruppo su Facebook: Equo compenso alla SIAE? Ok adesso lasciateci scaricare

Nuova tassa SIAE su cellulari e computer

La guerra fredda digitale

Il discorso del segretario di stato americano Hillary Clinton di gioverdì scorso non può che segnare l'inizio della nuova guerra fredda digitale come lo ha definito il giornalista Marco Pratellesi.
Il discorso verteva principalmente contro ogni forma di censura del web auspicando che nel mondo agli utenti di internet "siano assicurate alcune libertà fondamentali. La libertà di espressione è la prima fra queste".
Il paragone con la guerra fredda appare palese quando cita "i muri virtuali non mancano di porsi al posto delle pareti visibili", arrivando fino a dire che "una nuova cortina dell’informazione sta discendendo su parte del mondo".
Gli Stati Uniti sosterranno, anche finanziariamente, coloro che si battono per un internet libero.
E' chiaro che la Clinton se la prende principalmente contro la Cina, cresciuta economicamente pur rimanendo un regime poco incline alle libertà democratiche. Nell'elenco dei paesi dove la censura si è intensificata il segretario di stato include, oltre alla Cina, Tunisia, Uzbekistan, Vietnam ed Egitto.

Ecco il video del discorso integrale in lingua originale

sabato 23 gennaio 2010

In arrivo bonus per internet

Dopo l'estenzione dell'equo compenso e la legge contro Youtube arriva finalmente una buona notizia. A riferirlo è stato Fabrizio Cicchito spiegando che è in arrivo una emendamento al Decreto Milleproroghe che "che darà un incentivo a tutti coloro che non hanno ancora internet". Il bonus sarebbe dai 50 ai 70 euro per chi acquista un nuovo computer dotato di connessione ad internet.

Il Time: Italia censura internet come in Cina

La prestigiosa rivista britannica Time dedica oggi un articolo al Decreto Romani che regolamenta internet. Tra le varie norme controverse quella che suscita più scalpore è senza dubbio quella riguardante l'approvazione preventiva da parte del governo di immagini in movimento sul web. Questo limiterebbe fortemente quei siti che dispongono di videoblog o simili equiparandoli a testate giornalistiche.
L'articolo spiega che come in Cina l'obiettivo principale del Governo è quello di contrastare Google. Il Time fa notare che Mediaset ha un contenzioso con Youtube, di proprietà di Google, per violazione di copyright.

Nuovo decreto minaccia Youtube in Italia

Video che spiega l'attacco alla rete in corso

Internet Explorer ha un bug quasi maggiorenne

Il popolare browser della Microsoft Internet Explorer, che nonostante tutto rimane il più usato al mondo, ha una falla di sicurezza da ben 17 anni e nel frattempo i malintenzionati possono approfittare dei computer che usano ancora questo browser. A dare l'allarme è stato Google qualche giorno fa. A Microsoft non è restato altro che confermare la presenza del bug in tutte le versioni a 32 bit, quindi anche il nuovissimo Windows 7. Al momento non esiste nessuna patch a riguardo (chissà forse è ancora presto) e l'unico modo per rimediare è disattivare il sottosistema MS-DOS.
La notizia arriva dopo che qualche giorno fa agenzie governative tedesche e fracesi esortavano gli utenti a non usare Internet Explorer, notizia che perfino il TG1 ha dato.

venerdì 22 gennaio 2010

Gli anti-pirati si danno alla pirateria

Il titolo può sembrare assurdo o esagerato ma è proprio così. La Federazione anti pirateria audiovisiva (Fapav) insieme alla SIAE ha citato in giudizio alcuni utenti per aver scaricato illegalmente delle opere protette da copyright. Fino a qui niente di strano se non fosse che i dati sugli utenti sono stati raccolti in maniera illegale. La Fapav ha infatti inserito delle "esche" nei circuiti P2P in grado di tracciare l'indirizzo ip dell'utente. Queste esche sono dei trojan cioè dei programmi illegali, quindi anche chi combatte la pirateria usa la stessa arma.
L'indirizzo ip naturalmente da solo non identifica l'utente, per questo hanno chiesto al giudice di imporre a Telecom la comunicazione di questi dati al fine di denunciare i pirati.
Telecom, così come l'associazione degli internet provider, si oppone in quanto non si ritiene in alcun modo responsabile di ciò che fanno gli utenti con il servizio che loro erogano.
La Fapav, per sua stessa ammissione, ha chiaramente violato la privacy di migliai di persone se non addirittura violato la legge. Vedremo il tribunale di Roma cosa deciderà.

Il copyright diventa sarcastico

Un'azienda americana ha "inventato" un nuovo simbolo che alla fine della frase vuole far capire il tono sarcastico di chi scrive. Forse non sapevano che già molti anni fa sono stati inventati, e vengono tutt'ora usati spesso nelle chat, le emoticon. Adesso oramai sono usati solo per rendere più divertente le conversazioni con faccine sempre più strane ma sono nati proprio per rendere più chiaro il tono della conversazione. Se si vuole terminare una esclamazione sarcastica facendolo immediatamente capire al nostro interlocutore basterebbe aggiungere :) oppure :D
Quindi questa grossa novità non lo è affatto. Ma c'è di più, ed è per questo che merita un post, il nuovo simbolo è a pagamento per soli 1.99 dollari. E' scaricabile sia su computer che su cellulare. Naturalmente gli usa Linux, Apple o Symbian non meritano di scrivere qualcosa di sarcastico e quindi per tali sistemi operativi il nuovo rivoluzionario simbolo non sarà disponbile.
Come si fa a proteggere dal copyright un simbolo che non è un logo aziendale? E se lo volessi scrivere in una lettera a mano? Devo pagare anche per quello? Alla fine è solamente un segno di punteggiatura e fino ad oggi nessuno hai mai pensato di brevettarne uno.
Senza considerare anche che su tutte le tastiere esiste invece un simbolo molto simile che non viene praticamente mai usato: § Usarlo è del tutto gratuito, peccato però che tutto il mondo userà invece l'altro simbolo e non ci capirà §

Video che spiega l'attacco alla rete in corso

In questo video Guida Scorza ci spiega chiaramente i pericoli della rete con il Decreto Romani e il regalo alla SIAE chiamato equo compenso.

Facebook memorizza per sempre tutto

Un intervista anonima ad un dipendente di Facebook viene rivelato che il popolare social network memorizza permanentamente ogni cosa. Il fatto è praticamente risaputa su internet ma adesso abbiamo la conferma. La stessa azienda, attraverso un suo portavoce ha dichiarato:
Questo articolo contiene il tipo di imprecisioni e distorsioni che ci si possono aspettare da qualcosa arrivata da fonti anonime, e noi le lasceremo in questo stato.

Insomma Facebook non smentisce quindi la cosa è sostanzialmente vera.
Ogni foto, ogni commento, ogni status e quant'altro viene caricato su Facebook rimane per sempre nei computer del social network. Non importa se l'utente cancella quanto ha scritto o addirittura elimini l'account, nei loro computer rimarrà ogni cosa.
Chi usa Facebook deve essere consapevole di questo perché una volta scritto su Facebook non si può più per nessun motivo eliminare queste informazioni nei server dell'azienda.
Questo pone due grandi problemi: il diritto all'oblio e alla privacy. Un utente non può quindi cancellare definitivamente niente. Sebbene queste informazioni possono non essere più rintracciabili da chiunque semplicemente eliminandole dal proprio profilo, rimangono a disposizione di Facebook permanentemente. Consideriamo pure che le informazioni che inseriamo sono spesso molto personali e magari imbarazzanti a distanza di anni.
Bisogna quindi stare attenti quando si pubblica qualcosa perché bisogna tener presente che il grande Facebook si ricorderà di noi anche fra molti anni.

giovedì 21 gennaio 2010

Wikipedia e le cancellazioni

Oggi l'inserto del Sole 24 ore, Nova 24, ha un articolo sull'esplusione di un blogger da Wikipedia.
Si tratta di Vittorio Bertola che ha scritto:
non mi intimidisce la ndrangheta che controlla il cemento in tutta la provincia di Torino e che continuiamo a ostacolare in piazza e a denunciare sui blog, figurati se mi faccio intimidire dai wikipediani.
Queste parole sono state lette da un admin come minacce e hanno comportato un cartellino giallo. Purtroppo Nova fa l'errore di credere che sono stare queste a scaturire la radiazione di Bertola che invece è stato bannato per minacce legali in quanto ha scritto:
Io comunque la discussione col mio avvocato di casa l'ho avuta, gli estremi per denunciare Vituzzu per diffamazione sono ottimi e abbondanti, devo solo decidere se far partire la causa e se includerci anche altri admin e le due Wikimedia.

A suscitare la polemica è stato l'inserimento della voce sul Movimento 5 stelle. Questo è stato visto come un caso di recentismo e quindi non enciclopedico. Bertola, autore dell'articolo, ha fatto presente che esso ha alcuni mesi di anzianità e comunque sono presenti su WP altri movimenti politici piccoli e recenti.

Forse Wikipedia in lingua italiana soffre di manie di cancellazione a differenza dell'omologa in inglese. I criteri di encliclopedicità sulla wiki nostrana sono molto più ferrei e stringenti tanto da non contenere voci presenti invece su molte altre wiki. Addirittura alcune pagine riguardanti l'Italia sono presenti su quella inglese e non su quella italiana.
Ieri Luca De Biase, direttore di Nova, ha scritto un post sul suo blog a proposito del recentismo.
Il recentismo è un neologismo coniato proprio da Wikipedia ed "è la tendenza dei Wikipediani a modificare le voci senza prendere in considerazione una prospettiva storica di lungo termine, o di creare nuove voci che ingigantiscono l'importanza e l'influenza di una questione che ha ottenuto una recente attenzione da parte dei media".
WP italiana è fin troppo prudente e cerca di soffocare sul nascere ogni tentativo di recentismo. Può essere un esempio la morte di Micheal Jackson. Quando tutti i giornali ormani titolavano che il re del pop fosse morto la sua pagina su WP è stata bloccata proprio per evitare che utenti anonimi potessero scrivere del decesso. Questo solo perché la notizia, seppure avesse fatto il giro del mondo, non era confermata.

TG1: Internet Explorer non è sicuro

Se lo dice pure la televisione deve essere proprio vero. Oggi il TG1 nella sua rubrica Tg1 Focus Tech ha annunciato che IE non è sicuro e che bisogna cambiare browser. Solo nel servizio è spiegato che l'allarme è stato lanciato da un'agenzia governativa tedesca e da una francese.
La notizia naturalmente non è nuova perché sono anni che esperti di sicurezza, o anche semplici utilizzatori di software open source, sanno che IE è tutto tranne che sicuro dal punto di vista degli attacchi di virus e simili. Adesso arriva l'allarme da agenzie governative e pure il TG1 ci esorta a cambiare browser.
In realtà si tratta di una non notizia. Già nel 2004 un agenzia americana suggeriva: "È possibile ridurre l'esposizione a queste vulnerabilità (di IE, ndr) usando un altro browser, soprattutto quando si naviga su siti poco affidabili".

Insomma chi ancora usa Internet Explorer lo vuol capire o no?

Giulietti e Gentiloni contro il Decreto Romani

Pubblico questo video dove gli onorevoli Giuseppe Giulietti (IDV) e Paolo Gentiloni (PD) denunciano la scandalosa norma contro la rete che è il Decreto Romani.

Clinton difende la libertà su internet

Il segretario di stato americano Hillary Clinton pronuncerà a breve un discorso a difesa della libertà su internet e contro ogni forma di censura. Ad anticiparlo è stato un suo consigliere Alec Ross al Wall Street Journal. La Clinton vorrebbe promuovere politiche tese a favorire la diffusione di internet in paesi dove questo oggi viene limitato dal proprio governo quali per esempio Cina e Iran. Proprio in Cina qualche giorno fa Google ha deciso che non censurerà più il proprio motore di ricerca come desiderava il governo. In Iran invece va ricordato lo sforzo dell'opposizione per la democrazia è nato e si è diffuso praticamente solo grazie ad internet.
Se alcuni vedono in questo discorso un cambiamento di modalità di politica estera, oramai spostata sul campo digitale, ad altri, come ad esempio il New York Times, fa tornare in mente il periodo della guerra fredda.
Non ci resta che ascoltare cosa dirà la Clinton e soprattutto quale politiche adotterà.

martedì 19 gennaio 2010

Francia e Germania: non usate Internet Explorer.

Prima l'appello è partito da un'agenzia governativa tedesca, adesso gli fa eco anche una omologa francese. Il consiglio è sempre lo stesso: "non usate Internet Explorer". Sono stati infatti riscontrati alcuni problemi di sicurezza e finché essi non verranno corretti non è consigliabile usare questo browser. Naturalmente la risposta di Microsoft è tesa a minimizzare e dichiara che sono solo trovate mediatiche.
Sono anni che esperti di sicurezza consigliano di usare browser alternativi quali Firefox, Opera o il più nuovo Chrome. Interne Explorer, anche la nuova versione la 8, è sempre stato oggetto di maggiori bug rispetto alla concorrenza.
Se alcuni pensano che gli attacchi ad Internet Exploper sono dovuti al fatto che sia il browser più usato si sbagliano. IE è si molto usato ma se viene preso maggiormente di mira dai crackers è perché rilascia le pach di sicurezza a distanza di giorni se non di mesi dalla sua scoperta. In questo modo per molto tempo gli utenti sono lasciati in balia di possibili attacchi.

lunedì 18 gennaio 2010

Quanto ci costa la SIAE

La rivista Altroconsumo ha realizzato un video che in pochi minuti ci dimostra come tutti noi paghiamo, spesso anche senza saperlo, la SIAE.
Da oggi la paghiamo la SIAE anche quando acquistiamo pc o cellulari.

domenica 17 gennaio 2010

Wikileacks: "trasformiamo l'Islanda in una off-shore dell'informazione"

Wikileaks è un sito attivo dal 2007 che permette la pubblicazione di documenti riservati o comunque coperti dall'anonimato. Adesso ha bisogno di seicentomila dollari per continuare a vivere.
Per continuare a mantenere in attività il sito è nata l'idea di trasformare l'Islanda in una sorta di paese off-shore dell'informazione: un vero e proprio paradiso della libera informazione. Per fare questo chiede al governo dell'isola l'adozione di alcune leggi già presenti in altri stati.
"Pensiamo di prendere le leggi a protezion e delle fonti dalla Svezia... il Primo Emendamento dagli Stati Uniti e le norme per la protezione dei giornalisti esistenti in Belgio", ha spiegato Daniel Schmitt, portavoce di WikiLeaks al Chaos Communication Congress che si è tenuto la settimana scorsa a Berlino.
La scelta è ricaduta sull'Islanda perché con la crisi economica sono fallite le principali banche del paese e l'economia è allo sbando. Questa nuova normativa potrebbe attrarre stranieri come qualsiasi paradiso offshore, anche se questo non sarà di tipo finanziario.

Sito P2P assolto dalle accuse di pirateria

Una buona notizia sul fronte del file sharing. Alan Ellis, studente inglese di 26 anni, è stato assolto dalle accuse di pirateria informatica. Aveva creato un sito dove gli utenti poteva scambiarsi i file: Oink. Nel 2007 fu arrestato dalla polizia e arriva oggi la notizia della sua assoluzione in quanto non avrebbe lucrato sulla sua attività nella quale percepiva solo donazioni volontarie per pagare le spese del manutenzione del sito.
"Il verdetto non è in linea con nessuna decisione in casi simili presa nel resto del mondo", questo si legge in una nota delle case discografiche inglesi che aveva sostenuto l'accusa.

Nuova tassa SIAE su cellulari e computer

Bondi poco prima della fine dell'anno ha varato un decreto con cui estende il cosidetto equo compenso anche ai supporti dei cellulari e dei computer. Si va quindi a presumere che in tali dispositivi gli utenti inseriranno materiale protetto da copyright e quindi per risarcire la SIAE viene fatto questo prelievo forzato. Ogni volta che si acquisteranno cellulari si pagherà d'ora in poi, compreso nel prezzo del prodotto, 90 centesimi di euro. La somma è modesta ma bisogna dire che è ancora più modesta la quota di utenti che fa uso del cellulare per archiviare mp3 o dvx. Se invece si acquista un nuovo computer la somma è di 2,40 euro se ha il masterizzatore, altrimenti di soli 1,90.
L'equo compenso era già previsto in precedenza per i supporti per cd e dvd vergini. Come se fosse scontato che chiunque masterizzi cd lo fa inserendo materiale protetto da copyright e non magari materiale autoprodotto o copie di backup.
Oltre a queste tasse una tantum su ogni prodotto c'è anche una tassa in base alle dimenzioni sui supporti di memorizzazione fissi o rimovibili quindi hard disk e chiavette USB. Guido Scorza, celebre avvocato specializzato sulle nuove tecnologie, ricorda che la tassi si applica pure sugli hard disk dei decoder Sky dove appare impossibile usarlo per copiare materiale protetto.

Fare Futuro propone gli stati generali della conoscenza

"Gli Stati generali della conoscenza. Il mondo del sapere a raccolta. Non è una provocazione, è una proposta vera e propria, una chiamata. Improcrastinabile, quasi, nei giorni in cui si ventila l’introduzione di norme che intervengano restrittivamente sulla diffusione di audiovisivi in rete (da YouTube alle web tv), stabilendo che venga richiesta un’autorizzazione per trasmettere filmati in modo sistematico."
Così inizia l'appello di Fare Futuro web magazine firmato dal direttore Filippo Rossi e dall'ex deputato, sempre in prima linea sui temi dei diritti digitali, Fiorello Cortiana.

L'iniziativa nasce dopo il Decreto che, equiparando i video su internet a vere e proprie televisioni, obbliga chi vuole trasmettere video in rete all'approvazione preventiva da parte dei ministero.

sabato 16 gennaio 2010

Nuovo decreto minaccia Youtube in Italia

Ci risiamo, una nuova norma cerca di limitare l'utilizzazione di internet. Questa volta è il DL 169/10, cioè il Decreto Romani. In parole povere vuole equiparare qualsiasi video su internet ad un'emittente televisiva. Ciò significa che le tv via internet dovranno chiedere l'autorizzazione preventiva al ministero e avranno l'obbligo di rettifica come qualsiasi testata giornalista. Il decreto dà anche il potere al Garante dell Comunicazione di chiedere di rimuovere ai provider i contenuti protetti da copyright su internet. Dario Denni a nome dell'Associazione italiana degli Internet Provider ha già affermato che "è' come ritenere l'azienda che si occupa della manutenzione delle autostrade responsabile per quello che fanno coloro che guidano le automobili. Non ha senso". Anche Google ha già dimostrato di essere preoccupata in quanto sarebbe quindi ritenuta responsabile dei video caricati dagli utenti su Youtube.

venerdì 15 gennaio 2010

Anche Fini sostiene il Nobel ad Internet

Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha incontrato venerdì mattina a Montecitorio
Nicholas Negroponte, fondatore e presidente emerito del MediaLab del Massachussetts Institute of Technology e vero e proprio guru di Internet ha incontrato ieri Gianfranco Fini. Negroponte si trova in Italia per sostenere la candidatura di Internet al premio Nobel per la pace 2010. La candidatura è stata lanciata dalla rivista Wired, sia quella americana che quella italiana, e proprio il direttore di Wired Italia, Riccardo Luna, c'era ad accompagnarlo nella visita al presidente della Camera.
Negroponte ha ribadito che bisogna tenere alta la guardia contro la censura della rete e che internet non è mai il problema di certi aspetti inquietanti che sono semmai piaghe sociali che vanno curate alla radice.
Fini si detto interessato e si impegnerà a sensibilizzare i suoi colleghi del G8.

lunedì 4 gennaio 2010

Il Partito Pirata a NeaPolis

Oggi su Raitre all'interno del programma NeaPolis è andato in onda un servizio in cui era presente un'intervista ad Athos Gualazzi del Partito Pirata Italiano. La puntata era dedicato ad internet e come esso ha modificato la vita di tutti noi. Gualazzi sostiene che il peer to peer non danneggia l'industria cinematografica ed musicale ma anzi la favorisca.

La puntata completa di NeaPolis può essere visualizzata direttamente sul sito dell RAI:

Purtroppo c'è da segnalare che il sito RAI usa Silverlight per poter visulizzare i filmati che non è assoultamente un formato libero, ma di questo parleremo un'altra volta.

venerdì 1 gennaio 2010

Il Decreto Pisanu è stato rinnovato

La prima notizia di questo blog è purtroppo una brutta notizia. Il Decreto Pisanu è stato rinnovato anche per il 2010. Questa legge impone a tutti coloro che accedono ad internet di doversi identificare mediate un documento. In questo modo quando andiamo a connetterci tramite un internet point questo ha il dovere di chiederci la carta di identità. Fosse solo questo il problema sarebbe abbastanza accettabile, invece il Decreto Pisanu evita lo sviluppo di reti wi fi pubbliche. I comuni che volessero irradiare delle zone della città con il segnale wi fi per permettere ai cittadini di collegarsi gratuitamente, così come avviene in tante città del mondo, con questa limitazione sono abbastanza scoraggiati. Devo infatti riconoscere gli utenti e ciò non è proprio un incentivo allo sviluppo di internet in Italia.
Il Decreto Pisanu contiene una serie di provvedimenti in materia di anti terrorismo ed è stato approvato dopo l'11/9. Però è da segnalare che l'Italia è l'unico paese del mondo che limita l'accesso ad internet in questo modo. Secondo molti è del tutto inefficace nel contrastare l'anonimato su internet mentre è molto dannoso per la diffusione di internet.

Presentazione del blog

In questo blog tratterò di diritti digitali e più in generale di open source, leggi rigurdanti internet, creative commons e Wikipedia.

Il termine diritti digitali, citando Wikipedia, è indicativo della libertà degli individui di agire liberamente per mezzo del computer, di ogni sua periferica elettronica e delle comunicazioni via rete. Il termine è particolarmente correlato ad una serie di azioni che sarebbero normalmente permesse in accordo con i diritti dell'individuo come essi esistono in ogni altro aspetto della vita, ma che sono stati cambiati dalla tecnologia digitale.

Pare quasi naturale che con il crescere delle potenzialità di internet i diritti digitali siano sempre di più limitati e messi a dura prova da parte di aziende informatiche, editori, major discografiche e governi.

Questo blog cercherà di aggiornare sullo stato delle nuove imposizioni o, si spera, delle liberalizzazioni informatiche che verranno attuate.

Oltre a questo verranno trattati anche i vantaggi che internet e le nuove tecnologie permettono quali ad esempio la diffusione di contenuti testuali o audiovisivi rilasciati sotto licenza creative commons o simili. La più importante opera naturalmente è Wikipedia l'enciclopedia libera e collaborativa.

Avrò modo nei vari post che si sussegueranno di illustrare più nel dettaglio queste cose a chi, e per fortuna sono pochi, ancora non li conosce ma soprattutto a tutti coloro che ancora non sanno bene come funzionano.